
C’è sempre tempo per staccare la spina
3 Giugno 2021
Registi e non attori inconsapevoli (e prigionieri) della nostra mente
30 Giugno 2021Un antico proverbio russo recita così: “Se corri dietro a due conigli non ne prenderai nessuno”.
In azienda di “conigli” ne abbiamo davvero tanti da inseguire e anche se il buon senso suggerisce di focalizzarci su un’attività alla volta, è usuale dedicarci a più attività contemporaneamente e spostare continuamente la nostra attenzione da un lavoro all’altro, da un argomento all’altro.
Al di là di quel senso di appagamento derivato dal sentirci impegnati e apparentemente produttivi, non ci rendiamo conto che in realtà la nostra resa intellettuale è limitata e il consumo di energia mentale e fisica è decisamente eccessivo e non correlato ai risultati.
Ogni volta che nello svolgimento di un’attività, per qualsiasi ragione, sei costretto a spostare l’attenzione su un’attività diversa, questo cambio di focus comporta sempre un tempo e un’energia mentale, una vera e propria “tassa” che non possiamo fare a meno di pagare: il transition time.
A questo tempo perso si aggiunge anche un’altra tipologia di tempo distrutto: il cosiddetto warm-up time ovvero il tempo necessario a entrare in piena concentrazione nella nuova attività
Secondo gli studi di Earl Miller -un neuroscienziato del MIT tra i maggiori esperti al mondo in ambito apprendimento e sviluppo cognitivo – quando passiamo da un’attività all’altra, in un processo che sembra fluido e gratis energeticamente, in realtà paghiamo un pesante scotto a causa dello spostamento di attenzione.
Non a caso a conclusione di una giornata ricca di transition time e continui warm-up time ci sentiamo stanchi e con la sensazione di non aver veramente concluso tutte le attività da portare a termine.
C’è poi una terza categoria di tempo distrutto quotidianamente, quello che ho denominato bad quality time. Di cosa si tratta? Pensa a quante volte nella tua giornata fai qualcosa, ma con scarsa concentrazione oppure con la mente rivolta a più cose contemporaneamente, senza profondità di attenzione; oppure a quando una persona ti parla, ma tu non hai ascoltato quasi niente. Questi sono alcuni esempi di come ci siamo abituati a riempire il nostro tempo di tanti piccoli pezzi che drenano energia mentale, ma non aggiungono valore né a noi, né a chi ci sta accanto, né alla nostra azienda.
Il vero problema non è lavorare in parallelo, ma le perdite di tempo dopo ogni interruzione
Il modo di lavorare che si è andato consolidando negli ultimi anni è più basato, quindi, sul task switching piuttosto che sul multitasking. Ovvero, cambiamo spesso argomento piuttosto che gestirne molti contemporaneamente. Infatti, il vero problema non è lavorare in parallelo o in serie, perché in pratica lavoriamo quasi sempre solo in serie, ma quanto sono frequenti i cambi di task e quanto durano le perdite di tempo dopo ogni interruzione.
Le ricerche più accreditate sul tema hanno dimostrato che 11 è il numero medio di minuti che un lavoratore può dedicare a un progetto o un’attività specifica prima di essere interrotto e che tutte le interruzioni hanno effetto negativo sulla prestazione (aumentando ogni volta anche le imprecisioni e gli errori durante l’esecuzione dei compiti interrotti più spesso) e sul benessere degli individui, colpiti da aumenti significativi di stress e di senso di frustrazione.
Dalla scienziata americana Gloria Mark abbiamo avuto evidenza, inoltre, che ogni volta che stiamo lavorando a qualcosa di importante, tipo scrivere una relazione, e improvvisamente ci fermiamo, prendiamo il telefono, e ci mettiamo a chattare o a controllare le e-mail, impieghiamo in media fino a 25 minuti per ritrovare la concentrazione.
Il nostro cervello non è preparato a questo overloading di informazioni e di stimoli: diventa sempre più “eccitato”, ma allo stesso tempo sempre più inefficiente nel portare a termine le sue attività. Apriamo tante porte, davvero tante, ma ne chiudiamo poche e sempre meno.
Acquisire questa consapevolezza significa aver percorso un buon tratto di strada per poi imboccare l’autostrada delle numerose strategie Lean Lifestyle che ho raccolto nel mio ultimo libro, e poter arrivare, senza la pretesa di fare grandi rivoluzioni, a guadagnare almeno 1-2 ore al giorno di tempo prezioso e recuperare energia, concentrazione e benessere.
D’altronde riuscire a guadagnare 1 ora al giorno significa guadagnare 5 ore alla settimana, 20 ore al mese, 30 giorni lavorativi all’anno.
E tu cosa ci faresti con un mese di tempo in più per te stesso, i tuoi collaboratori, la tua azienda o la tua famiglia?